giovedì 5 novembre 2009

storia della semiotica o della scrittura scientifica

La scrittura scientifica ha radici cognitive-semiotiche preistoriche profonde. Da un punto di vista semiotico essa nasce con le prime intenzioni di comunicare qualcosa a qualcun altro (uno stare per l'informazione che si vuole offrire, in un formato rilevante e riconoscibile, talvolta ciclico o seriale, talvolta unico e inconfondibile). La retorica e le forme successive di thesaurus hanno permesso di pianificare alcuni aspetti, riducendo le forme di ridondanza delle sistematiche adibite allo scopo di comunicare in modo autonomo, sperimentale, empirico e indipendente. Con lo sviluppo delle scienze moderne la scrittura ha subito alcuni processi di adeguazione alle forme esatte, benché dallo status abbastanza vario (geometria) di sistemi complessi e speculari, riflessi tra loro e dotati di rispondenze significative paragonabili ad alcune articolazioni del linguaggio, quindi controllabili da ogni punto di vista ed omogenee. Sono state nel corso dei secoli le prime Scuole filosofiche o Università a darsi dei canoni di scrittura, non sempre efficacemente inclusivi, che rispondevano all'esigenza del linguaggio di autoverificarsi in itinere, convocativamente, nel bel mezzo della processualità e della elaborazione in vista di un processo altrettanto complesso di ascolto o ricezione.
Dubbi permangono su due fronti: uno legato alla confluenza della demotica nella nel tentativo di dare una scrittura uniforme dei manoscritti (per cui si parlerebbe di una scuola palatina) - l'altra dello schematismo, la componente più astratta della semiotica che riveste un'importanza tipologica essenziale per il significato che assume di schema presemiotico (prospettiva cavagliera per esempio, dualistica e storicizzata) sia, psicologi permettendo o semiotici evolutivi, di concezione presemitoica della metacognizione proprio come forma di regolazione funzionale alla conoscenza dell'oggetto, che come osservava Fabbri all'università di Bologna, non sarebbe più data da un gioco a salti, ma di una sorta di mossa connessa alla possibilità di contatto con gli oggetti, di presa. Non di meno, puntualizzava, porterebbe la dimensione tattile in una sfera più specifica della congnizione. Non è un caso dunque che rilette le configurazioni sensibili, siano investite di una misurabilità e proporzione, forse leggibile anche nei calcoli più sofisticati dei Greci: sezione aurea non sarebbe quindi che quel vestibolo di sperimentalità, di percorribilità aggiuntiva di un fenomeno o di un dato, per ricomporre una percezione prossemica oggettiva: "giustezza". Nell'ambito delle scritture è stato infine messo anche il montaggio, il collage e l'arte cosiddetta concreta o poesia concreta, che con i caratteri ha cercato di studiare tutti i tipi di restituzione poetica. Nonostante il confine con una semitoica dell'Io qui sia costituito, come ben sappiamo, da un ambito propositivo e riparatorio ormai anche biosemiotico, la scrittura resta un momento inprescindibile per qualunque forma di espressione e ricerca delle forme di produzione di senso. Non è infatti improbabile trovare come in Chiara Frugoni, chi paragona, le metope della cattedrale di Modena ad uno stile corsivo o ad una grammatica del visivo, o chi nella lunga tradizione dei sarcofagi, non abbia individuato quel rapporto con lo sfondo che altro non è che il supporto della pagina. Insomma i confini tra una pittura descrittiva, un'architettura e una scultura dotata di una sua semiotica, spesso puntuale e la scrittura costituita di una sorta di spartito cognitvamente stabile: sono aspetti di una civiltà che ha messo radici profonde nel segno. Vari studiosi delle scritture cosiddette iconiche hanno dimostrato persino elementi di datazione, di coordinazione funzionale al dia-logo. Ora resta solo da rintracciare anche una storia dell'urbanistica basata sulla conchiglia come catalogo coordinata con uno sviluppo sensibile e il Nemex passerà alla storia zonale; forse l'ombra lunga gettata dal monopolio computazionale sarà finalmente rigettata per sempre o invece costituirà un nuovo modo per scompaginare gli errori inserendo parole chiave innovative e fondate - vittoria del sensibile in senso empirico, ma anche dell'orizzonte del linguaggio, dei dati atmosferici e del ruolo attivo dei sensi nella costruzione, nell'architettura del linguaggio.

La scrittura scientifica, in parte, può essere paragonata alle fasi evolutive della psicologia del soggetto e diviene per certi versi operazionale ed impegnata (si pensi al bel testo critico-scientifico della Lucia Mason sulla metacognizione) e quindi apertamente valutativa nella difesa equa della tesi sistematizzata (approccio tema - rema) con l'apporto di categorie filosofiche note. È vero che difficilmente gli pscicologi ovvierebbero alla restituzione rovesciata dei sistemi, per loro, come per certi aspetti della cosiddetta analisi semiotica, le operazioni vengono viste come in controluce, come in trasparenza - la teoria degli insiemi viene usata all'opposto - così per introdurre un elemento ateletico, nella tesi ho proposto una sorta di esercizio sull'asta - la presa sull'estensione me il ruolo dei subcontrari sull'asse delle y, una storia fondata sui propri soggetti (già pensava J. Fontanille). Questo scarto non è sempre accettato dagli scienziati che rispettano la vocazione della semplicità delle norme o leggi e che in virtù del medesimo principio empirico della descrizione preferiscono non il bustrofedico ma lo statuto lineare del discorso. Tuttavia spesso gli storici, dovendo rintracciare una teoria e vedere se è corretta, al concetto, alla verifica storica, giugnon solo alla fine, quando la teoria è provata dalla sua logica interna. Restano così spesso da verificare virtù poetiche o metriche ancorate a certi limiti spaziosi, a certe fughe delle interfacce di alcuni spazi (si ricordi i coretti di Giotto nella Cappella degli Scrovegni), la musica e la rima visiva, coerenti con lo spazio visto o percepito come vissuto? Certo è l'altare in tal contesto il pivot, ma non di meno il viso ha un aspetto, un ruolo. Con questo dal mio punto di vista, non si impone una metacognizione ma un certo stile che permea l'astrazione che solo poi è riconosciuto come naturale - quindi metasemiotico perché richiede un punto di vista sulla storia e sulla teoria simultaneamente.
In altri contesti forse una gerarchia di valori e di azioni che si sostituisce alla parola e alla chiarezza sembrano artifici semplificativi o forzature, se prive di concetti dinamici. Certo il termine "chiaro" già storicizzato di per sé, offre alla costituzionalità chiastica spazi ambiti persino alla biologia genetica. Non è, di nuovo, un caso, che si tratti di un intreccio di valori sottoposto alla regola di una percezione equa.

Una sperimentazione letteraria e saggistica insieme, oltre che efficace ed eccellente (è stato variamente tradotto e adattato intersemioticamente (teoria della traduzione, Roman Jakbson) pressoché in tutte le lingue e formati, dal cinema alla danza, dall'illustrazione alla musica), è quella di Italo Calvino che nelle Lezioni Americane per le Norton Lectures, in Collezioni di sabbia, in Mondo scritto e non scritto, oltre alla saggistica vera e propria e alla sperimentazione novellistica, ha dedicato al formato della scrittura un'attenzione enciclopedica sistematica. Ma si pensi al ruolo della riflessione - al logos trasformato in pietra sopra. Per somiglianza e chiarezza si potrebbe rinviare al «sistema Greimasiano» (ovvero il percorso generativo di Algirdas Jacques Greimas) ai contributi sull'intelligibilità di Francois Rastier, non di meno al sistema di Umberto Eco, in grado di offrire una sorta di "cattedrale" filosofica dell'odierna science of writing. Esistono prototipie esemplari: Charles Sander Peirce forse sulla scorta della prima scrittura iconica e ideografica poi geroglifica applica un sistema non orientato sinistra-destra, convenzionalmente, di scrittura-lettura già alla fine del XIX secolo, quando con una mossa di liberalizzazione delle scienze umane, unisce i presupposti della meterologia, della cartografia e della tesaurizzazione di informazioni da parte di un sistema intelligente - forse sulla scorta della riscoperta della cultura egizia. Si tratta, crediamo, del primo impulso al riconoscimento di una intelligenza, una senzienza, non solo umana, e quindi animale, complessa basata sull'esperienza e sulla ripetizione non casuale di esperimenti: in nuce - la nascita stessa di una forma di generazione - atta a comunicare e trasmettere informazione regolata da un certo tipo di processualità, che si è data un sistema chiaro e articolato all'interno delle relazioni logiche esprimibili. Il segno "uomo" compreso tra lingue diverse, potrebbe essere pensato, come primo denotato riflessivo, una scrittura scientifico-filosofica, un'impronta non casuale sulla variegata strada della rielaborazione dei grafi. Vedi anche regole di pertinenza e adeguazione e ne La svolta semiotica dove si specificano i rispettivi ruoli di deissi e anafore nel discorso produttivo di senso (Paolo Fabbri)o al modo di dichiarare il concetto proveniente dalla retorica (enargeia) pur con direzioni di ricerca letterarie e cinematografiche, pittoriche e musicali, intersemiotiche e metatassonomiche, da parte di Jacques Fontanille: Des mondes de lumière e nella collezione di scritti a cura di Lucia corrain Leggere l'opera d'arte II, Bologna, Esculapio, 1994; per non parlare di alcuni degli scritti di Omar Calabrese nell'Eloquio del senso dedicato a Paolo Fabbri e alle sue affiliazioni studentesche, per quanto concerne chi scrive, dove tesi e sintesi sembrano oggetti di un libero gioco condotto da un soggetto in sviluppo continuo, sulla dimensione e misura della mise en page in analisi.

Possono essere citati il Derridda di Écriture et difference - Fausto Colombo, L'ipertesto - Jay Bolter de Lo spazio della scrittura e per considerazioni più editoriali il francese Gerard Genette di Soglie, piuttosto che altri testi più speditamente narrativi tra traduzione e narrazione (Ricoeur, Todorov, Valery). Le bibliografie di questi approcci sistematici non dissimili alla linea strutturalista ne indagano aspetti normativi anche consuetudinari, talvolta stringendo le proprie arie amicali a territori diversi dall'arte all'architettura al testo narrativo illustrato - che per un estetica contemporanea sulla soglia del contemporaneo, avrebbe un filosofo come Jean Marie Guyau (testo introduttivo di Contini per la Clueb). In altri mari, per un gusto post guerre fredde o calde che siano - sarebbe meglio tornare a guardare quei domini delle arti tra sconfinamenti e ritorni di "specchi" di un inconscio ben più radicato nello stile - dall'Informale all'Astrazione Opaca, con innesti di tipografia, sia concreta che più poetica e libera, passando per un concetto di avanguardia non del tutto bellico: can che abbaia non morde! Un genere di "vento", questo, che ha favorito la nascita di movimenti poetici spontanei pur retti, sempre più, da veri manifesti costitutivi organici. Da non dimenticare come la lettertura, il libro popolare, abbia creato lo stile di strada divenendo letteratura di strada ha messo in pubblico dominio un'attenzione civica molto più interessante di quello che sembra - e non ci sarebbe alcun sviluppo occidentale, forse, senza l'innovazione letteraria - altro che guerre di fondazione! Se l'ingegneria servisse all'ecologia, i nostri mari sarebbero più puliti senz'altro!

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