domenica 8 gennaio 2012

Giotto e gli artisti filosofi naturali


PREPUBBLICAZIONI <|> Problema: geometria/matematica/ tempo/ottica e colore nella rappresentazione assisiate di Giotto
ciao Giuseppe_ho scritto due appunti_sono sparsi, sedimentari e incompleti_ma vorrei che li avessi
Ciao Tania (L. G.) anche per il tuo diario di bordo se vuoi

24. novembre 2011 | appunti_ analisi qualitativa (II) su alcuni aspetti motivati dalla tesi di master in informatica per la ricerca storica nell'ambito della storia dell'arte_la cattedrale di Assisi è stata studiata per il suo orientamento e quindi per la disposizione speculare delle storie, nei registri narrativi a paragone con quelli della stilistica romana ascendente – quest'anno, a semplici riflessioni ho aggiunto due idee: individuazione della diagonale del cubo/parallelepipedo, determinazione di una scansione detta zonale del colore tratta da MacAdam mescolata con la classica rgb/cmyb l'idea di un timbro cromatico, regolato su registri, lati, profondità mi ha fatto pensare che anche la tavolozza può esprimere in modo connotativo e denotativo assieme quando assiste logicamente alla figurazione dei personaggi delle storie. Qualcosa su cui non varrebbe la pena di insistere, visto che lo sappiamo già. Quindi resta da indagare la possibile corripondenza con le scale cromatiche lignee delle tarsie, della miniatura, o intertestualmente (cosa che preferisco) ovvero sulle analogie che si creano in modo del tutto spontaneo e motivato al tempo stesso tra segno e colore.
Quindi luce come montaggio strutturale delle cosiddette 'stanze' giottesche. Scoprire perché il piano di superficie 'sembra' essere così predominante – ovvero se Giotto voglia 'introdurre' un discorso per profondità tutto da collegare con i testi biblici (natura e cultura) e neotestamentari. Così dato lo schema: sopra natura : genesi come storia : vita di Jesù – si comprende come il linguaggio visivo di Giotto sia un vero 'canone' spiraliforme, illustrato come se implicasse una rotazione, ovvero una sorta di 'durata' metaforica – pensando a tale espediente per descrivere la temporalità del racconto – si è in corso ovviamente nel problema 'solare' delle meridiane e dei punti più o meno esplicitati che possono far emergere il concetto. Resta solo con ogni evidenza l'architettura ruotata per far volgere a 180 gradi la struttura – qualcosa che non si è mai presentato nella storia delle basiliche paleocristiane o gotiche che sia – dunque emblematica origine della storia come specchio della realtà e come riflessione mediata dal reale.

(Ringrazio Giuseppe Salerno per avermi aiutato a verificare le equazioni su un paio di cose divertenti per cui non riuscivo a capire se la mia teoria fosse semplice: archi di cerchi, rotazioni e qualcosa di simile sullo spazio positivo cartesiano ad Ottobre e poi diagonale e idea di rotazione - recently 'layers').

In attesa di poter chiarire e rappresentare graficamente questo aspetto, proverò ad approfondire le corrispondenze visive-cromatiche, le euristiche e quindi a proporlo in abstract di ricerca – come sempre IASV/IAS – spero.

10.11.2011_Laives, scuola | La cosiddetta (Meyer Shapiro) Rinascenza ristretta e il quadrato giottesco (quadrato come matematica – geometria trivio) o già connubio tra trivio e quadrivio. Struttura: oggi ho cercato di farmi spiegare visto che l'avevo immaginata, la formula per derivare la diagonale del cubo – d radice quadra di aq+bq+cq – altro tema da completare è l'affluenza araba e nordica – insomma il tema di Umberto Eco – che sia Occkham a portare l'interesse per la misura o sia il calcolo arabo a definire il contesto di applicabilità. Il solito, ma perché trovare poi semiotici che tentano di spiegare i coni ottici dei costumi delle opere Giottesche come se si trattasse del rasoio di Occham questo ancora non l'ho capito. Preferisco lavorare su due cose: Il dono del mantello – storia e natura, chiesa e città, mura chiuse, natura aperta, e il fondamento del diritto canonico più la scoperta della necessità della legge – che sola può dare la grazia all'umano errare, etc. in vita – o storicamente ratificare una sorta di grazia divina (ma come). Insomma diagonale soprastorica e funzionalità che avevamo già visto agli Scrovegni, con l'installazione dei lettori modello/reali e autori modello/reali.

> quale seguito logico?

Interessante è rilevare che c'è coerenza con la basilica superiore gotica - gli archi gotici, faccio notare, per me sono sestanti, (analogie della misurabilità del cielo e anche in fondo analogia tra strumenti e cielo cercata nella forma) e l'idea che si diffonde della salvezza dopo il diluvio universale già sentito come concetto di universalità della cultura – le diverse interpretazioni del gotico italiano e i suoi 'lessici'.

> rispetto alla nozione di rinascenza ristretta, forse omaggio a Einstein da parte di Shapiro.
> cosa centra con Shapiro e il romanico... no ho ben capito e immagino che riguardi solo e puramente il metodo storico quantitativo poi qualitativo, visto che sono proprio i francesi a negare 'perfettibilità' della ricerca sulla luce e sul colore per poi rimangiarsi alla fine dell'ottocento la questione con la luce elettrica. Dunque riscoperta di 'valenze' umanistiche: enlumination, impaginazioni, miniature, architettura, astronomia, pittura, musica, certamente geometria delle ombre in netta sostituzione (Monge) dell'antico dilemma sul colore - etc. sarebbe da ingrati restare alla superficie del diniego: il colore come sistema assoluto di là da scoprire, viene riproposto nella magnitudine solo con o dopo Maxwell.

Ragionando  invece sugli argomenti figurativi senza scindere il testuale e il figurativo come coincidenze rispetto alla trasposizione del significato, si può riparlare di una tetica graduale, metastorica e profonda grazie agli affreschi di Assisi. Sempre rispettando il primo testo di Eco sul medioevo come antecedente e riproposizione, l'accesso, configura in battuta la questione dell'enunciazione della legge – mi sembra che sia da qui che occorre trovare sia l'intepretazione del percorso che le figure della redenzione, o processo inteso come sequenza dialettica di riflessioni sui dati acquisiti, del confronto diaristico quasi e quindi la metafora del Cantico fluida (o cristallinea?) più che meccanicistica, forse, o ancora di avviluppo come vorremmo ribadire, in cui un limite va riportato, come una soglia: la sua envelope – così San Francesco, non parla tanto di una mente liquida, o di fluidità di schemi, si usa l'analogia nel Cantico, ma per termini come purezza, chiarezza, dolcezza che non sono contrapposti del tutto ma conviventi con i loro contrari indispensabili e segno del sacro sopra il profano come éclat (sole, acqua, aria, fuoco, etc. elementi animati naturale - l'anima del mondo). 

Accostamenti a ricerche precedenti_Quel rapporto di descrizione e costruzione, di ipotesi e di realizzazione, che indica in Leonardo il motivo del doppio punto di vista che scopro analizzando costruttivamente, righelli in mano, esser costitutivo di una doppia articolazione del processo e del sistema, del libro e della città, della letterarietà che istruisce il disegno, o della natura che restituisce l'ente universale, visto come geometricamente corretto, idea; dove: nell'immagine della Enunciazione (Kenneth Clark: prima opera autonoma dell'artista) – opera che segna il debutto – dove dalla nicchia cubica parte una prospettiva tipica del proscenio, mentre dal libro quella prospettiva funzionale a rappresentare il disegno della mappa della città...(!), così dal cubicolo parte la prospettiva della città reale – prima opera in cui vediamo realizzata la città modello e la città reale nel sincretismo iconico: è questo che mette le due a registro – che le realizza come dire entrambe. Insomma verrebbe fuori un Medioevo immaginifico, capace di immaginare il mondo e non solo di dettarne regole – una condizione sfumata che integra il bisogno di relazione tra il proprio tempo e la storia (San Francesco e Jesù) e natura e storia intesa come scienza naturale oserei dire, come spiegazione del creato e salvezza (Antico e Neo Testamento: Eco (1987) dice che sarebbero come continui e usiamo volentieri contigui sullo stesso livello e interlacciati per 'senso', restando fedeli alla tradizione 'trasparente' dei layers, forse...gradi della scolastica, può darsi, ma specialmente soluzioni, immagino per descrivere, mi verrebbe da pensare una sistematica e una linearità altrimenti impossibili, persino inconcepibili, se non fossero legate al gusto. 

Il testo Giottesco intreccia una scienza naturale evolutiva con modi nuovi, non coltiva ne costruisce oggetti – li osserva, li restituisce al proprio mondo naturale. È vero che potremmo trovare rinnovata la lettura di Aristotele (l'anima), le discussioni – ma sono certo risolte nell'architettura gotica nell'articolazione detta più sopra di lessici, si di lingue che si sono date non solo la palatinizzazione ma anche le liquide, etc. come si trattasse di dover descrivere parallelamente le scienze e la natura, l'acqua e il linguaggio con cui descrivere questi linguaggi oggetti, di nuovo.
La domanda potrebbe essere a questo punto: Giotto prevede un'istanza dell'osservazione, dell'attesa, dell'astanza o di qualunque altro genere? O si occupa di descrivere, didatticamente, pdeagogicamente, cosa poter fare con il cubo, con quel giocattolo ermeneutico. D'altra parte, tutto è già la, anche nei termini di legge della conservazione – di impulso proiettivo della salvezza – insomma psicologia e obiettività scientifica si generalizzano per trovare equidistanze. Stavo poi pensando ragionando con Te (Giuseppe Salerno) che l'arco di cerchio che disegnamo servì forse nello spicchio a ruotare il catino absidale, perché forse doveva essere dall'altra parte; ma l'architettura superiore genera un'altra vista, lo mette in modo che, credo, sia non est – insomma a ovest, secondo una prospettiva che i tedeschi poi chiamano wesperbuild /ung /er etc – insomma la porta d'accesso verso ovest che rappresenta (come facessero a saperlo lo vedremmo solo con i cartografi) Nazareth più a Occidente – e il tema curioso della stella cometa Betlemme – come rinvio forse trasposto nella nostra idea di diagonale, arco celeste, si potrebbe anche dire, ecco perché l'arco gotico, risolve inclinandolo di scorcio un arco molto più grande che sarà semicircolo – misura celeste. L'intelligenza raffinata della semplicità e della naturalità della traduzione riporta come detto alla fenomenologia, solo in quanto riattualizzazione storica 'dal vero' – nelle Storie di San Francesco, sino ad un certo punto: ma ora è rinnovatio della scienza naturale stessa intesa come descrizione possibile, come testo possibile.

Non so se il compito possa ampliarsi - ho trovato altre cose nei manuali - il più giusto è quello di DeVecchi e Cerchiari, poi il Bona Castellotti - perché introduce il primo un tratto costitutivo anglo-francese sulle vie di pellegrinaggio e l'altro perché mostra la sovrapposizione delle navate frontalmente - ma poi salta fuori quella punta triangolare del piede di San Francesco nel dono del mantello come se indicasse un punto preciso e mi sono scalzata del tutto se contiamo alfabeticamente le cose, Giotto potrebbe aver giocato una relazione con le sue lettere cardine della storia, ma individuandole sul partito architettonico - M sta per la rotonda mariana. Comunque anche il bel testo di Anna Chiavacci Leonardi, (nel Paradiso di Dante) potrebbe essere da guida se si volessero i raffronti e i commneti, nello stile della ricerca delle prove.

  1. aggiungere argomento sulla tarsia - quella sorta di scaffolding: guardare sopra il piano, alzando i piedi, insomma, l'estensione della cultura – tarsie urbinate e veronesi.
  2. provare a semplificare il più possibile il testo e cercare in che modo diventi una nuova via di pellegrinaggio scientifico umanistico in pieno umanesimo. - cercare questioni sull'esperanto europeo e le nozioni di comunità, civiltà, costruzione europea - mediterranea, alessandrina tra classico e prima maniera ellenistica anche in geometria, dunque quadrato e invenzione del quadroetc.
  3. riguardo alle figure 'nobili' della geometria, tentare sempre una semplificazione e vedere in che modo gravitano, non accontentarsi di letture strampalate e simboliche perché come al solito, quando il tema è legato alla natura, si tratta di semisimbolismo (proporzioni tra elementi e oggetti – in genere natura e cultura), di rapporto con la verità e il segreto della natura.
Anche la storia dell'arte ha i suoi noir | Un paio di 'motivi'_vedi il bacio di Giuda_lo strano caso del suo mantello orientato come se fosse un riquadro III del piano cartesiano negativo in tutte le direzioni - ma dobbiamo intercedere qui perché si riduca questo relativismo e non si tengano esattamente tali riquadri come emergenze connotate - quanto come differenze tra luoghi condivisi, in cui i soggetti mostrano valenze differenti benché volte alla ricerca (es. se il pastiche per me è del III riquadro - in parte vi colloco il Neoclassicismo perché riproduce una sorta di crinale alessandrino - così nel I piano apparentemente tutto positivo conviveranno termini opposti a contrasto classico e romano inteso come greco e latino, come classico inteso come antico e moderno contro una romanità intesa come ellenizzante e rinascimentale - se vi pare - tanto da mettere in questa serie a facce affrontate tutti gli elementi strutturali di uno e dell'altro - farò una tabella, ho già visto che sarebbe quasi più semplice - ce ne sono altre pitagorico-retoriche basate sul criterio generazionale, di Renato Barilli - ma io opterei per mettere i layers, riconosciuti da una scuola internazionale strutturalista, della pittura romana a contatto con i procedimenti euristici e vedere dove si va, almeno a livello di modellizzazione della scienza) – sul piano della rappresentazione provo a confrontare con il modello trovato sull'analisi Peirce e le fasi interpretative e vediamo a cosa può corrispondere l'abbraccio di contatto delle due figure di profilo perché non capisco – per me che tendo a storicizzare l'oggetto culturale è una specie di motivazione ingenua e mi scuso per questo tentativo di risemantizzazione del tema: Giuda vuole il processo alla strage degli innocenti ma non riesce a cogliere né il modo né la ratio e incastra Jesù che rimane stupefatto per la situazione artefatta e assurdamente ingenua; d'altra parte diventa tutto il tema orribile perché già culturalmente stratificato – tuttavia si annota la 'doratura del mantello' e l'idea di sezione salta fuori da sé (l'altra interpretazione è che Giuda invidioso perché mosso dall'idea di possesso di un grande territorio abbia tentato di rovesciare il ruolo di Jesù - ma sono tutte parafrasi fittizie - la posizione indica qualcosa, il verso, solitamente il cavaliere che procede verso destra indica la morte e la resurrezione cristiana - Giuda resta come ancorato a quel tempo storico, come se la sua negazione lo avesse irretito con le sue stesse mani - complicato, no?) – quindi non riesco a non rileggere la questione in chiave più di 'perdono' rispetto ad un atto tanto avventato ma giustificato in senso storico se non con la fiducia ingenua nel popolo – tempo fa, la stessa curiosità la si aveva su tematiche simili quando scoprendo un tema ad aspetto sociale ci si chiedeva se un popolo vorrebbe mai cimentarsi in un argomento biblico se probabilmente non ne ha nemmeno conoscenza: così preferisce avere tosto i soldi che Barabba deve, piuttosto che Jesù, ma questo scambio mi sembra in sè poco interessante - come potrebbe un processo avvenire a schema plebiscitario, proprio non so.

Procedere solo per tetiche semiotiche - perché i temi sono troppi - appare sempre più necessario alla disciplina della storia dell'arte, benché la costruzione del testo e i volumi eccellenti che escono sulla questione delle cattedrali italiane ed europee spinge a comprendere tanta fatica a conservare i problemi dell'interpretazione; Questo leitmotif, questa escursione nel testo con le sue forme di traduzione intersemiotica appaiono evidenti sia sullo sviluppo dei layer che nel contesto della descrizione (ékphrasis) ormai messa in pagina certa di un 'oggetto culturale' e quindi disposto secondo regole narrative certe, esplicite. Se a Padova si credeva che la struttura del lettore modello – reale, dell'autore modello – reale fosse tanto inscritta e unitaria da essere unica nell'esperienza giottesca, di colpo il concetto delle storie di Assisi sembra investire su una sorta di cronotipo – appoggiandosi da un lato al rovesciamento della croce sanpietrina, volgendo il capo al presepe, alle origini della chiesa romana, come per 'citazione' di occorrenze discrete, quali possono corrispondere, quelle non meno implicate nella domanda della regola e quindi del 'sogno' – già rara specie di racconto in sé – dove Francesco sogna di essere a Parigi e chiede il riconoscimento della regola francescana – sappiamo che la regola è architettonica e che ci si presenta un tema di architettura del testo visivo - quale adesione ad un concetto più vasto e naturalistico come quello proposto nel Cantico pur tema letterario poetico, elogio delle creature, oltre che in un certo senso legge interpretata che motiva il testo visivo giottesco – insomma in qualche modo, traduce come per gesto teorico un insieme che in modo giustamente elementare si potrebbe dire intersezione di enunciati, storie, dove ad essere 'quasi' a specchio sono le storie di Gesù e Francesco, ma come analizzato altrove, hanno come prepulsore schematico solo il lanciatore del disco, il discobolo, che io sappia – perché 'propulsori' fisici dovrebbero interessare la composizione – non so. Ma in fatti la cosa che mi sembrava più strana è questa articolazione a zig-zag con un moto che ascende e confronta ma alla fine, distingue benissimo le forie interessate su un lato e l'altro. L'idea di spinta e di questione temporale, è oggetto di discussione tra Bertrand Russel e Bergson, il primo, filosofo matematico, infatti, accusa o definisce in un certo senso il monolitico Bergson a causa del suo uso univoco del punto di vista - privo di pareteticità con l'altro – Eco d'altra parte sembra dire che il punto di vista sia come neutralizzato perché l'antico testamento si fonde con il nuovo e non c'è una rottura tra i due. 
   Questo arco che qui inscriviamo, disegnandolo come metafora di una forma di enunciazione, spazioso come nella traduzione del Longhi, cos'è se non il prototipo del romanzo storico, della lingua volgare romanza, il racconto delle ore francese restituito ad ascendenze latine e ancora più al santo sepolcro come origine temporale della storia intesa come diario, attualizzazione di eventi, osservazione. Restava un dubbio che la forie non sia finita lì, che il solco individuato dall'uno non necessariamente si risolve nell'altro, motivi della cacciata dall'Eden come necessità della reincarnazione del divino e commiati in senso catastrofista come da giudizio e diluvio universali... 


Ho concluso, ma metterò in ordine più che posso, che il tema è trasposto questa volta forse si univocamente da Michelangelo nella Cappella Sistina, nel Tondo Doni, già lo trovai mentre insegnavo al Liceo Maffei due anni or sono in una bellissima classe (IV A classico) di nuovo il predominio del testo antico sul nuovo, ma la vittoria delle tavole della legge nel Giudizio, che tanto stranamente vengono mutilate nella completezza dei layers che sono ben quattro, in cima gli angeli apteri (si veda il Devoto OLi | apofelio ed epifelio) che scortano la croce e la colonna della flagellazione. Resta da verificare se l'impiantito su cui fare la sezione aurea sia offerto dalla singola campata o possa essere espresso come misura del torto (colonne tortili) o per altre analogie, sullo sviluppo dell'intera chiesa – il completamento del quale è dato da una facciata con le consuete o meno, motivate figure lobiformi del trifoglio – di nuovo orfane, in un certo senso, strage degli innocenti – l'avviso è come dato come per sottolineatura, il rinvio al divino come giudice è composto con l'equilibrio non tanto della volta dei dottori, a mio avviso, quanto della natura come nella lettura wagneriana – Giovanni Segantini infatti, di fronte al tema della Fuga in Egitto trova un'altra risposta: potevano scappare con i figli – poi intimorito come forse da quello che comportava, forse un sacrificio più cruento – dice che solo la natura può rispondere e restituire – questa chiosa, conclusione cui giunge in parte per sue leture di Nietzsce in parte per Wagner, le restituiresce nel graffito delle Cattive madri (Liverpool). Simbolista ormai, il quadro poetico di storia di Segantini ricorda che la natura provvede alla cura della discendenza non tanto la volontà... etc. non so se si possa concludere in modo simile un tratto così specifico – ma basti ricordare il suo Trittico per trovare consonanze anche più 'quotidiane' ed immerse nella vita di tutti i giorni.


Mi proporrei stile vacanze di Natale solo di segmentare graficamente l'origine e la sezione aurea su apofelio ed epifelio e vedere se la trovo – solo in ultima analisi dopo aver segmanetato il continuum naturale proverei in caso a vedere se le connotazioni 'dubbie' del resoconto giottesco si staglino in modo sempre più chiaro e interdefinito, così magistralmente.

Ø     Cose da controllare: - semiotica visiva, insiemistica, qualche traccia algebrica, qualche ricerca sugli orologi del dominio delle ore di ambito francese del XIII secolo. Generalato anglo-francese_protettorato. Cnone con la testa a ovest a quale asse dell’enciclica, secondo me è tipo Marzo - mariana come chiesa, come sempre: 25 marzo – mi ricordo che il 27 Febbraio 2009 alle 18.oo la luna era una specie di smile con dentro una stellina perfettamente in centro, come se fosse un semicerchio con il punto. Così, solo per dire. Vedere lo stellarium – mettere data, ora, coordinate di Assisi e cercare – è logico che poi diviene un’istanza corale – i fiamminghi sembra, si siano presi il vanto dell’aver inventato la logica dell’imperfezione in semiografia musicale, ma se fosse come penso – occorre rileggere anche un testo di Goethe sulla traduzione perché c’è una pista diversa, va bene i fiamminghi potrebbero fare la parte dei ‘disinteressati’, ma la questione dell’esperanto mi piace e poi allunghi il passo e trovi certamente un problema iconico, di traducibilità. Ne ho un altro più spinoso che devo verificare sull’esatta corrispondenza della catastrofe del terremoto. Come agente, scherzo, come sospettosa (i semiologi sono tutti predisposti a verifiche di garanzia del bene culturale) devo fare i compiti – e li faccio – sta pur sicuro.
Ø     Caro Giuseppe – il lavoro da fare sulla didattica interculturale tra scienze naturali, geometria, algebra e semiotica del visivo e del testo, infondo c’è, si tratta anche di fare alcune verifiche sulla tenuta diaristica, sul significato propositivo che l'opera mette insieme dandoci una forma di risultato, ma siccome non possiamo pretendere di ricalcare orme carismatiche possiamo solo cercare di condurre al ductus, alla sequenzialità architettonica e prenderla come una lezione di cultura generale del Paese, dell’Europa, del Mediterraneo internazionale, ora in fondo memoria il cui tempio è consacrato alla storia naturale - ora anche visiva - come linguaggio naturale - più elevato dal punto di vista pedagogico e sperare che non ci siano i nessi della flagellazione o della crocefissione anche se il pettine delle sezioni auree potrebbe essere una normalizzazione della regola, un suo presupposto (tetiche a gradienti). San Francesco è tutto questo – è il segno dell’appartenenza al cristianesimo storico e filosofico, umano ed esistenziale, persino laico e naturale in senso civile.