PREPUBBLICAZIONI <|> Problema:
geometria/matematica/ tempo/ottica e colore nella rappresentazione assisiate di
Giotto
ciao
Giuseppe_ho scritto due appunti_sono sparsi, sedimentari e incompleti_ma vorrei
che li avessi
Ciao
Tania (L. G.) anche per il tuo diario di bordo se vuoi
24.
novembre 2011 | appunti_ analisi qualitativa (II) su alcuni aspetti motivati
dalla tesi di master in informatica per la ricerca storica nell'ambito della
storia dell'arte_la cattedrale di Assisi è stata studiata per il
suo orientamento e quindi per la disposizione speculare delle storie, nei
registri narrativi a paragone con quelli della stilistica romana ascendente –
quest'anno, a semplici riflessioni ho aggiunto due idee: individuazione della
diagonale del cubo/parallelepipedo, determinazione di una scansione detta
zonale del colore tratta da MacAdam mescolata con la classica rgb/cmyb l'idea
di un timbro cromatico, regolato su registri, lati, profondità mi ha fatto pensare che anche la tavolozza può esprimere in modo connotativo e denotativo assieme quando
assiste logicamente alla figurazione dei personaggi delle storie. Qualcosa su
cui non varrebbe la pena di insistere, visto che lo sappiamo già. Quindi resta da indagare la possibile corripondenza con le
scale cromatiche lignee delle tarsie, della miniatura, o intertestualmente
(cosa che preferisco) ovvero sulle analogie che si creano in modo del tutto
spontaneo e motivato al tempo stesso tra segno e colore.
Quindi
luce come montaggio strutturale delle cosiddette 'stanze' giottesche. Scoprire
perché il piano di superficie 'sembra' essere così predominante – ovvero se Giotto voglia 'introdurre' un
discorso per profondità tutto da collegare con
i testi biblici (natura e cultura) e neotestamentari. Così dato lo schema: sopra natura : genesi come storia : vita di
Jesù – si comprende come il linguaggio visivo di
Giotto sia un vero 'canone' spiraliforme, illustrato come se implicasse una
rotazione, ovvero una sorta di 'durata' metaforica – pensando a tale espediente
per descrivere la temporalità del racconto – si è in corso ovviamente nel problema 'solare' delle meridiane e
dei punti più o meno esplicitati che
possono far emergere il concetto. Resta solo con ogni evidenza l'architettura
ruotata per far volgere a 180 gradi la struttura – qualcosa che non si è mai presentato nella storia delle basiliche paleocristiane
o gotiche che sia – dunque emblematica origine della storia come specchio della
realtà e come riflessione mediata dal reale.
(Ringrazio
Giuseppe Salerno per avermi aiutato a verificare le equazioni su un paio di
cose divertenti per cui non riuscivo a capire se la mia teoria fosse semplice:
archi di cerchi, rotazioni e qualcosa di simile sullo spazio positivo
cartesiano ad Ottobre e poi diagonale e idea di rotazione - recently 'layers').
In attesa di poter chiarire e rappresentare graficamente questo aspetto, proverò ad approfondire le corrispondenze visive-cromatiche, le
euristiche e quindi a proporlo in abstract di ricerca – come sempre IASV/IAS –
spero.
10.11.2011_Laives,
scuola | La
cosiddetta (Meyer Shapiro) Rinascenza ristretta e il quadrato giottesco
(quadrato come matematica – geometria trivio) o già connubio tra trivio e quadrivio. Struttura: oggi ho cercato di
farmi spiegare visto che l'avevo immaginata, la formula per derivare la
diagonale del cubo – d radice quadra di aq+bq+cq – altro tema da completare è l'affluenza araba e nordica – insomma il tema di Umberto
Eco – che sia Occkham a portare l'interesse per la misura o sia il calcolo
arabo a definire il contesto di applicabilità. Il solito, ma perché trovare poi semiotici che tentano di spiegare i coni ottici
dei costumi delle opere Giottesche come se si trattasse del rasoio di Occham
questo ancora non l'ho capito. Preferisco lavorare su due cose: Il dono del
mantello – storia e natura, chiesa e città, mura chiuse, natura
aperta, e il fondamento del diritto canonico più la scoperta della necessità della legge – che sola può
dare la grazia all'umano errare, etc. in vita – o storicamente ratificare una
sorta di grazia divina (ma come). Insomma diagonale soprastorica e funzionalità che avevamo già visto agli Scrovegni,
con l'installazione dei lettori modello/reali e autori modello/reali.
>
quale seguito logico?
Interessante
è rilevare che c'è
coerenza con la basilica superiore gotica - gli archi gotici, faccio notare, per me sono sestanti, (analogie della misurabilità del cielo e anche in fondo analogia tra strumenti e cielo cercata nella forma) e l'idea che si diffonde della
salvezza dopo il diluvio universale già sentito come concetto
di universalità della cultura – le
diverse interpretazioni del gotico italiano e i suoi 'lessici'.
> rispetto
alla nozione di rinascenza ristretta, forse omaggio a Einstein da parte di
Shapiro.
>
cosa centra con Shapiro e il romanico... no ho ben capito e immagino che
riguardi solo e puramente il metodo storico quantitativo poi qualitativo, visto
che sono proprio i francesi a negare 'perfettibilità' della ricerca sulla luce e sul colore per poi rimangiarsi
alla fine dell'ottocento la questione con la luce elettrica. Dunque riscoperta
di 'valenze' umanistiche: enlumination, impaginazioni, miniature,
architettura, astronomia, pittura, musica, certamente geometria delle ombre in
netta sostituzione (Monge) dell'antico dilemma sul colore - etc. sarebbe da
ingrati restare alla superficie del diniego: il colore come sistema assoluto di
là da scoprire, viene riproposto nella magnitudine
solo con o dopo Maxwell.
Ragionando invece sugli argomenti figurativi senza
scindere il testuale e il figurativo come coincidenze rispetto alla
trasposizione del significato, si può riparlare di una tetica
graduale, metastorica e profonda grazie agli affreschi di Assisi. Sempre
rispettando il primo testo di Eco sul medioevo come antecedente e
riproposizione, l'accesso, configura in battuta la questione dell'enunciazione
della legge – mi sembra che sia da qui che occorre trovare sia l'intepretazione
del percorso che le figure della redenzione, o processo inteso come sequenza dialettica di riflessioni sui dati acquisiti, del confronto diaristico quasi e
quindi la metafora del Cantico fluida (o cristallinea?) più che meccanicistica,
forse, o ancora di avviluppo come vorremmo ribadire, in cui un limite va
riportato, come una soglia: la sua envelope – così San Francesco, non parla tanto di una mente liquida, o di
fluidità di schemi, si usa l'analogia nel
Cantico, ma per termini come purezza, chiarezza, dolcezza che non sono contrapposti del tutto ma conviventi con i loro contrari indispensabili e
segno del sacro sopra il profano come éclat (sole, acqua, aria, fuoco, etc. elementi animati naturale - l'anima del mondo).
Accostamenti a ricerche precedenti_Quel rapporto di descrizione e
costruzione, di ipotesi e di realizzazione, che indica in Leonardo il motivo del
doppio punto di vista che scopro analizzando costruttivamente, righelli in mano, esser costitutivo di una doppia articolazione del processo e del sistema, del libro e della città, della letterarietà che istruisce il disegno, o della natura che restituisce l'ente universale, visto come geometricamente corretto, idea; dove: nell'immagine della Enunciazione (Kenneth
Clark: prima opera autonoma dell'artista) – opera che segna il debutto – dove dalla nicchia cubica
parte una prospettiva tipica del proscenio, mentre dal libro quella prospettiva
funzionale a rappresentare il disegno della mappa della città...(!), così dal cubicolo parte la
prospettiva della città reale – prima opera in
cui vediamo realizzata la città modello e la città reale nel sincretismo iconico: è questo che mette le due a registro – che le realizza come
dire entrambe. Insomma verrebbe fuori un Medioevo immaginifico, capace di
immaginare il mondo e non solo di dettarne regole – una condizione sfumata che
integra il bisogno di relazione tra il proprio tempo e la storia (San Francesco
e Jesù) e natura e storia intesa come scienza naturale
oserei dire, come spiegazione del creato e salvezza (Antico e Neo Testamento: Eco (1987) dice che sarebbero come continui e usiamo volentieri contigui sullo stesso
livello e interlacciati per 'senso', restando fedeli alla tradizione
'trasparente' dei layers, forse...gradi della scolastica, può darsi, ma specialmente soluzioni, immagino per descrivere,
mi verrebbe da pensare una sistematica e una linearità altrimenti impossibili, persino inconcepibili, se non fossero legate al gusto.
Il testo Giottesco intreccia una
scienza naturale evolutiva con modi nuovi, non coltiva ne costruisce oggetti –
li osserva, li restituisce al proprio mondo naturale. È vero che potremmo trovare rinnovata la lettura di
Aristotele (l'anima), le discussioni – ma sono certo risolte nell'architettura
gotica nell'articolazione detta più sopra di lessici, si di
lingue che si sono date non solo la palatinizzazione ma anche le liquide, etc.
come si trattasse di dover descrivere parallelamente le scienze e la natura, l'acqua e
il linguaggio con cui descrivere questi linguaggi oggetti, di nuovo.
La
domanda potrebbe essere a questo punto: Giotto prevede un'istanza
dell'osservazione, dell'attesa, dell'astanza o di qualunque altro genere? O si
occupa di descrivere, didatticamente, pdeagogicamente, cosa poter fare con il cubo, con quel giocattolo
ermeneutico. D'altra parte, tutto è già la, anche nei termini di legge della conservazione – di
impulso proiettivo della salvezza – insomma psicologia e obiettività scientifica si generalizzano per trovare equidistanze.
Stavo poi pensando ragionando con Te (Giuseppe Salerno) che l'arco di cerchio che disegnamo servì forse nello spicchio a ruotare il catino absidale, perché forse doveva essere dall'altra parte; ma l'architettura superiore
genera un'altra vista, lo mette in modo che, credo, sia non est – insomma a
ovest, secondo una prospettiva che i tedeschi poi chiamano wesperbuild /ung /er
etc – insomma la porta d'accesso verso ovest che rappresenta (come facessero a
saperlo lo vedremmo solo con i cartografi) Nazareth più a
Occidente – e il tema curioso della stella cometa Betlemme – come rinvio forse
trasposto nella nostra idea di diagonale, arco celeste, si potrebbe anche dire,
ecco perché l'arco gotico, risolve inclinandolo di
scorcio un arco molto più grande che sarà semicircolo – misura celeste. L'intelligenza raffinata
della semplicità e della naturalità della traduzione riporta come detto alla fenomenologia,
solo in quanto riattualizzazione storica 'dal vero' – nelle Storie di San
Francesco, sino ad un certo punto: ma ora è rinnovatio della
scienza naturale stessa intesa come descrizione possibile, come testo
possibile.
- aggiungere
argomento sulla tarsia - quella sorta di scaffolding: guardare
sopra il piano, alzando i piedi, insomma, l'estensione della cultura –
tarsie urbinate e veronesi.
- provare a
semplificare il più possibile il testo
e cercare in che modo diventi una nuova via di pellegrinaggio scientifico
umanistico in pieno umanesimo. - cercare questioni sull'esperanto europeo
e le nozioni di comunità, civiltà, costruzione europea - mediterranea, alessandrina tra classico e prima maniera ellenistica anche in geometria, dunque quadrato e invenzione del quadro, etc.
- riguardo alle figure 'nobili' della geometria, tentare sempre una semplificazione e vedere in che modo gravitano, non accontentarsi di letture strampalate e simboliche perché come al solito, quando il tema è legato alla natura, si tratta di semisimbolismo (proporzioni tra elementi e oggetti – in genere natura e cultura), di rapporto con la verità e il segreto della natura.
Anche la storia dell'arte ha i suoi noir | Un
paio di 'motivi'_vedi il bacio di Giuda_lo strano caso del suo mantello
orientato come se fosse un riquadro III del piano cartesiano negativo in tutte le direzioni - ma dobbiamo intercedere qui perché si riduca questo relativismo e non si tengano esattamente tali riquadri come emergenze connotate - quanto come differenze tra luoghi condivisi, in cui i soggetti mostrano valenze differenti benché volte alla ricerca (es. se il pastiche per me è del III riquadro - in parte vi colloco il Neoclassicismo perché riproduce una sorta di crinale alessandrino - così nel I piano apparentemente tutto positivo conviveranno termini opposti a contrasto classico e romano inteso come greco e latino, come classico inteso come antico e moderno contro una romanità intesa come ellenizzante e rinascimentale - se vi pare - tanto da mettere in questa serie a facce affrontate tutti gli elementi strutturali di uno e dell'altro - farò una tabella, ho già visto che sarebbe quasi più semplice - ce ne sono altre pitagorico-retoriche basate sul criterio generazionale, di Renato Barilli - ma io opterei per mettere i layers, riconosciuti da una scuola internazionale strutturalista, della pittura romana a contatto con i procedimenti euristici e vedere dove si va, almeno a livello di modellizzazione della scienza) – sul
piano della rappresentazione provo a confrontare con il modello trovato
sull'analisi Peirce e le fasi interpretative e vediamo a cosa può corrispondere l'abbraccio di contatto delle due figure di
profilo perché non capisco – per me
che tendo a storicizzare l'oggetto culturale è
una specie di motivazione ingenua e mi scuso per questo tentativo di risemantizzazione del tema: Giuda vuole il processo alla strage degli
innocenti ma non riesce a cogliere né il modo né la ratio e incastra Jesù che rimane stupefatto per la situazione artefatta e assurdamente ingenua; d'altra parte diventa
tutto il tema orribile perché già culturalmente stratificato – tuttavia si annota la 'doratura
del mantello' e l'idea di sezione salta fuori da sé (l'altra interpretazione è che Giuda invidioso perché mosso dall'idea di possesso di un grande territorio abbia tentato di rovesciare il ruolo di Jesù - ma sono tutte parafrasi fittizie - la posizione indica qualcosa, il verso, solitamente il cavaliere che procede verso destra indica la morte e la resurrezione cristiana - Giuda resta come ancorato a quel tempo storico, come se la sua negazione lo avesse irretito con le sue stesse mani - complicato, no?) –
quindi non riesco a non rileggere la questione in chiave più di 'perdono' rispetto ad un atto tanto avventato ma
giustificato in senso storico se non con la fiducia ingenua nel popolo – tempo
fa, la stessa curiosità la si aveva su
tematiche simili quando scoprendo un tema ad aspetto sociale ci si chiedeva se
un popolo vorrebbe mai cimentarsi in un argomento biblico se probabilmente non
ne ha nemmeno conoscenza: così preferisce avere tosto i soldi che Barabba deve, piuttosto che Jesù, ma questo scambio mi sembra in sè poco interessante - come potrebbe un processo avvenire a schema plebiscitario, proprio non so.
Procedere solo per tetiche semiotiche - perché i temi sono troppi - appare sempre più necessario alla disciplina della storia dell'arte, benché la costruzione del testo e i volumi eccellenti che escono sulla questione delle cattedrali italiane ed europee spinge a comprendere tanta fatica a conservare i problemi dell'interpretazione; Questo leitmotif,
questa escursione nel testo con le sue forme di traduzione intersemiotica
appaiono evidenti sia sullo sviluppo dei layer che nel contesto della
descrizione (ékphrasis) ormai messa in
pagina certa di un 'oggetto culturale' e quindi disposto secondo regole
narrative certe, esplicite. Se a Padova si credeva che la struttura del lettore
modello – reale, dell'autore modello – reale fosse tanto inscritta e unitaria
da essere unica nell'esperienza giottesca, di colpo il concetto delle storie di
Assisi sembra investire su una sorta di cronotipo – appoggiandosi da un lato al
rovesciamento della croce sanpietrina, volgendo il capo al presepe, alle origini della chiesa romana, come
per 'citazione' di occorrenze discrete, quali possono corrispondere, quelle non
meno implicate nella domanda della regola e quindi del 'sogno' – già rara specie di racconto in sé –
dove Francesco sogna di essere a Parigi e chiede il riconoscimento della regola
francescana – sappiamo che la regola è architettonica e che ci si presenta un tema di architettura del testo visivo - quale adesione ad un concetto più vasto e naturalistico
come quello proposto nel Cantico pur tema letterario poetico, elogio delle
creature, oltre che in un certo senso legge interpretata che motiva il testo
visivo giottesco – insomma in qualche modo, traduce come per gesto teorico un
insieme che in modo giustamente elementare si potrebbe dire intersezione di
enunciati, storie, dove ad essere 'quasi' a specchio sono le storie di Gesù e Francesco, ma come analizzato altrove, hanno come
prepulsore schematico solo il lanciatore del disco, il discobolo, che io sappia
– perché 'propulsori' fisici dovrebbero interessare
la composizione – non so. Ma in fatti la cosa che mi sembrava più strana è questa articolazione a
zig-zag con un moto che ascende e confronta ma alla fine, distingue benissimo
le forie interessate su un lato e l'altro. L'idea di spinta e di
questione temporale, è oggetto di discussione
tra Bertrand Russel e Bergson, il primo, filosofo matematico, infatti, accusa o
definisce in un certo senso il monolitico Bergson a causa del suo uso univoco del
punto di vista - privo di pareteticità con l'altro – Eco d'altra parte sembra dire che il punto di vista sia come neutralizzato perché l'antico testamento si
fonde con il nuovo e non c'è una rottura tra i due.
Questo arco che qui inscriviamo, disegnandolo
come metafora di una forma di enunciazione, spazioso come nella traduzione del
Longhi, cos'è se non il prototipo del
romanzo storico, della lingua volgare romanza, il racconto delle ore francese restituito ad ascendenze latine e ancora più al santo sepolcro come origine temporale della storia intesa come diario, attualizzazione di eventi, osservazione.
Restava un dubbio che la forie non sia finita lì,
che il solco individuato dall'uno non necessariamente si risolve nell'altro,
motivi della cacciata dall'Eden come necessità
della reincarnazione del divino e commiati in senso catastrofista come da
giudizio e diluvio universali...
Ho concluso, ma metterò in ordine più che posso, che il tema è trasposto questa volta forse si univocamente da
Michelangelo nella Cappella Sistina, nel Tondo Doni, già lo trovai mentre insegnavo al Liceo Maffei due anni or sono in una bellissima classe (IV A classico) di nuovo il predominio del testo antico
sul nuovo, ma la vittoria delle tavole della legge nel Giudizio, che tanto
stranamente vengono mutilate nella completezza dei layers che sono ben quattro,
in cima gli angeli apteri (si veda il Devoto OLi | apofelio ed epifelio) che scortano la croce e la colonna della
flagellazione. Resta da verificare se l'impiantito su cui fare la sezione aurea
sia offerto dalla singola campata o possa essere espresso come misura del torto
(colonne tortili) o per altre analogie, sullo sviluppo dell'intera chiesa – il
completamento del quale è dato da una facciata
con le consuete o meno, motivate figure lobiformi del trifoglio – di nuovo
orfane, in un certo senso, strage degli innocenti – l'avviso è come dato come per
sottolineatura, il rinvio al divino come giudice è
composto con l'equilibrio non tanto della volta dei dottori, a mio avviso,
quanto della natura come nella lettura wagneriana – Giovanni Segantini infatti,
di fronte al tema della Fuga in Egitto trova un'altra risposta: potevano
scappare con i figli – poi intimorito come forse da quello che comportava,
forse un sacrificio più cruento – dice che solo
la natura può rispondere e restituire
– questa chiosa, conclusione cui giunge in parte per sue leture di Nietzsce in
parte per Wagner, le restituiresce nel graffito delle Cattive madri
(Liverpool). Simbolista ormai, il quadro poetico di storia di Segantini ricorda
che la natura provvede alla cura della discendenza non tanto la volontà... etc. non so se si possa concludere in modo simile un
tratto così specifico – ma basti ricordare il suo
Trittico per trovare consonanze anche più 'quotidiane' ed immerse
nella vita di tutti i giorni.
Mi
proporrei stile vacanze di Natale solo di segmentare graficamente l'origine e
la sezione aurea su apofelio ed epifelio e vedere se la trovo – solo in ultima
analisi dopo aver segmanetato il continuum naturale proverei in caso a vedere
se le connotazioni 'dubbie' del resoconto giottesco si staglino in modo sempre
più chiaro e interdefinito, così magistralmente.
Ø Cose
da controllare: - semiotica visiva, insiemistica, qualche traccia algebrica,
qualche ricerca sugli orologi del dominio delle ore di ambito francese del XIII
secolo. Generalato anglo-francese_protettorato. Cnone con la testa a ovest a
quale asse dell’enciclica, secondo me è tipo Marzo - mariana come chiesa, come sempre: 25 marzo – mi
ricordo che il 27 Febbraio 2009 alle 18.oo la luna era una specie di smile con dentro una stellina
perfettamente in centro, come se fosse un semicerchio con il punto. Così, solo per dire. Vedere lo stellarium – mettere data, ora,
coordinate di Assisi e cercare – è logico che poi diviene
un’istanza corale – i fiamminghi sembra, si siano presi il vanto dell’aver
inventato la logica dell’imperfezione in semiografia musicale, ma se fosse come
penso – occorre rileggere anche un testo di Goethe sulla traduzione perché c’è una pista diversa, va
bene i fiamminghi potrebbero fare la parte dei ‘disinteressati’, ma la
questione dell’esperanto mi piace e poi allunghi il passo e trovi certamente un
problema iconico, di traducibilità. Ne ho un altro più spinoso che devo verificare sull’esatta corrispondenza
della catastrofe del terremoto. Come agente, scherzo, come sospettosa (i
semiologi sono tutti predisposti a verifiche di garanzia del bene culturale)
devo fare i compiti – e li faccio – sta pur sicuro.
Ø Caro
Giuseppe – il lavoro da fare sulla didattica interculturale tra scienze naturali, geometria, algebra e semiotica del visivo e del testo, infondo c’è, si tratta anche di
fare alcune verifiche sulla tenuta diaristica, sul significato propositivo che l'opera mette insieme dandoci una forma di risultato, ma siccome non possiamo pretendere
di ricalcare orme carismatiche possiamo solo cercare di condurre al ductus,
alla sequenzialità architettonica e prenderla come una lezione
di cultura generale del Paese, dell’Europa, del Mediterraneo internazionale, ora in fondo memoria il cui tempio è consacrato alla storia naturale - ora anche visiva - come linguaggio naturale - più elevato dal punto di vista pedagogico e sperare che non ci
siano i nessi della flagellazione o della crocefissione anche se il pettine delle sezioni auree potrebbe essere una normalizzazione della regola, un suo presupposto (tetiche a gradienti). San Francesco è tutto questo – è il segno dell’appartenenza
al cristianesimo storico e filosofico, umano ed esistenziale, persino laico e naturale in
senso civile.