sabato 12 giugno 2010

images|senses|pretexts

La comunicazione IASV è stata inviata per gli atti - nel possibile - sarà restituita qui in italiano, con le relative immagini, i riferimenti al tush - nella speranza che si crei un piccolo gruppo di interesse sulla cartografia e la letteratura, il cinema e l'arte - potrebbe essere in seguito studiato e sviluppato per un 'paesaggio di segni' andando a cercare gli atti dei convegni estivi del 2005 di Urbino... tra fumetto e archeologia della scrittura. Nel frattempo chi scrive annuncia di completare il master in informatica della storia medievale sull'arte quattrocentesca, la stilistica romana, alcuni aspetti costitutivi dell'immagine - poi sperabilmente - di conseguire alcuni esami di aggiornamento tra quelli liberi e sperando che il mio cognome non sia il motivo di tanto odio - e quindi di non dover ricorrere alla richiesta di assumere quello della zia materna (Maffei) - nel prosieguo aggiornerò questo blog con le news sulla discriminazione sociale e razziale e quindi sul falso protezionismo che sta intentando con ogni mezzo forme di fagocitazione della cultura italiano-europeista-mediterranea di tradizione antichissima. Qui da Rovereto - Trentino - dalla écriteure libre - semper fidelis a Degasperi e alla Costituzione. Se poi mi sarà concesso l'insegnamento nonostante padre Italo-Inglese e mamma discendete fu Tommaso Maffei e assiduo lavoratore per l'Italia dal suo primo lavoro come ingegnere, e dato che gli inglesi siano i veri cugini per Magna Grecia degli italiani, allora chiderò ai miei amici di Urbino, dopo anni di tentativi non riusciti, a causa di un sistema basato sull'incertezza professionale, se mi possano riconoscere un livello 1 di master in Narratività e nuovi media per titoli e Master informatico e a distanza fare il II livello - o altrimenti chiedere a quelli di Venezia dove anche mi piacerebbe insegnare ma immagino che sarà la cosa più difficile e chissà... per un amore che conservo: comunicare, progettare è essere - erga sum - per comprendere per sviluppare cittadinanza attiva, per trasmettere cultura, ai sensi del Codice dei Beni Culturali, per sviluppare idee nell'originalità possibile della didattica efficace.


Aurevoir


Tania L. Gobbett (Maffei)



prepost | riflessioni del 18.o6.1o          
Il punto del trivio nel quadrivio


Nelle mie escursioni flochiane sulla preistoria (ho fatto le equazioni al guazzo di un dolmen che sembrava una tomba regale con inscritto il rituale dell'inumazione, tra le altre) - individuazione grossolana iniziale del genere di discorso - poi da trilix (segno iconologico saussuriano, segno percettivo-schematico logico peirciano, segno come discorso e oggetto narrativo greimasiano), ho intravvisto solo un sistema possibile per la concatenazione dove non c'è che bricolage, sacralizzazione, istruzione, scena.
   Nella mia semplice rappresentazione tre d il segno si sviluppa in direzioni proprie (figurazione) ma parte da una base semplice di rapporto con le eccedenze aggiunte del caso con le fisionomie del dato (tematizzazione) - è un'equazione intersemiotica di secondo grado - in cui al freno isotopico del reale, si aggiungono aspetti che Lévi-Strauss chiama 'eccedenze' del testo/immagine: se da un lato tutto ciò che è profondo e saliente è passibile di infinite intersezioni, la nozione di nodo o di punto obbliga ad una sorta di reticolazione isotopica verificabile (veridittiva) - mentre cercando quindi le soglie della cristallizzazione dell'oggetto narrativo si lavora sulla periodizzazione della mancanza (e sulle conseguenze della menzogna o del tranello, ma dove metteresti l'errore Fontanille? se non nel non sapere incoatività di una abilità, un dover essere modellabile e in modellamento, ovviamente volta a qualunque progetto anche nel pieno di una risorsa creativa), il presemiotico resta nella nebulosa, dove diviene enunciato a suo modo, speranza e rinvio, proiezione e catastrofe. Se per fare un esempio veneziano colto e un po' repubblichino nel gesto propulsivo, Vedova collima con il senso di Pietà, consapevole, come nel Tondo Doni, che il segno c'è, la demarcazione sia ineludibile, soggetto di questa presa, di questo cogliere è proprio lo spazio, il contenitore è il continuum, paradossalmente il diaframma dissolvente la barriera, giocato in Paolini come replicabilità altrove connaturata solo al fare estetico, alla curiosità imparziale, che cerca nell'essenza cava, nella manque, una figurazione diversa dall'apparire omogeneità; poi la soggettività: una concezione della natura strutturata forse.
   Torno al preistorico: è prefigurale? Quando si parla di semiotica nella preistoria occorre sapere che il 'testo' è dato dall'ambiente, dal cosmo, dal rigagnolo di acqua che permette la sopravvivenza. Il sasso che colloquia con un fare che sta emergendo come saper fare non disgiunto dal saper essere, come primo limite alla sopraffazione dell'altro. Source et scible du droit humain. Poi occorrre capire che la figurazione schematica, illustrata deve essere studiata a contatto anche con la fotografia, con le gomme pane si ottengono primi calchi piccoli di osservazione sul luogo, ingenua, ma anche con il pennarello e il lucido molle si hanno sensazioni sorprendenti del solco, con la cera, campioni eventuali del segno lasciato: dovete sapere se si tratta di punta di quarzo o metallo, per discriminare un falso ideologico da un reperto, per razionalizzazre il campione e poi accostarlo alla dinamica semiotico-storica veridittiva.
   Il concetto di congiunzione, quindi: questa non va vista come operazione ma come contenuto concettuale, posta assiomaticamente, sistemicamente - memoria continua, credo possibile nell'oggetto (museografia, design, industrie), potenziale solo nel soggetto: se per astrazione indichiamo un processo astrattivo, astraente, non di meno questo aspetto potrebbe essere contestualizzato. Torniamo all'eccedente, per un momento, se il gabbiano vola non è un rema (Livingstone lo sapeva): se il guerriero salta da una roccia ad un'altra si. Il salto è storia, l'ovvio è illustrazione - sono regimi di senso che qualificano l'eroico concettuale disgiunto da qualunque particolare mero accidente e l'estetico basato puramente da relazioni spaziali e schematiche; insomma mentre l'illustrazione si incatena ad una configurazione al massimo paesistica, epica, l'eroe segna il passaggio lasciando una traccia di inventio, rendendo soggetto il luogo. Una grammatica bell'e pronta per divenire loquace ed eloquente brusio, lavorio di forme.
   Se leggiamo Ungaretti, come per Montale, non dobbiamo stupirci che i suoi creti siano molto di più di colore, segno, piano possibile di un fotogramma diverso, ton gris o tuchs. La poesia diviene il topos di confine: se lasciare traccia dell'esistere è discorso sulla vita, allora la poesia ne è un riflesso tangibile, la registrazione fedele, la punteggiatura ritmica, la rima causale che garantisce coerenza e coesione dell'Io davanti al luogo ineludibile in cui compensa la storia qui e ora con l'eternità immaginabile.
   Aristotele cosa ha a che fare con la preistoria? l'anima di Aristotele è tempo? schema? silhouette? perimetro del senziente |412b| - l'occhio di Decartes - envelope - limine? Atto primo di un corpo naturale che ha la vita in potenza: il vedere. Una paratassi complessa che costituisce il differenziale, un po' bizantino, ma più o meno. Più quattro shifters! spostamento, alterazione, diminuzione e accrescimento (traducendo forse Peirce che le ha buttate giù come relazioni prensili - prese - estensione/modificazione/sottrazione/moltiplicazione e complementari algoritmici), tutte da rimettere alla sola prova qualificante: l'essere umano, l'essere in genere, migliora, si raffina, si assottiglia nella sua capacità di percepire la giustezza di qualcosa, con l'esperienza su oggetti simili e dissimili. Per me, Peirce introduce il concetto di magnifico, come qualcosa di rappresentabile e di coglibile (una scelta oltre l'anedottico) e in questo è molto american, come certi quadri di storia, che riprendono immense sequoie, eucaliptus giganti che estendono le chiome fino a carpire forse anche le nuvole...ma poi ci ripensa, sposa una francese che coltiva qualche curiosità egiziana, e il "magnifico" diviene segno culturale, estrinseco alla natura, creato dall'uomo per un qualcosa che solo il senso della misura contiene in sé. Quasi una scienza ex voto.

mercoledì 2 giugno 2010

|neue|such|licht|keit| lumi nella stanza della scrittura

|    I solitari amano il diario ['il tempo' alla francese diceva Giac suonando il piano per spiegare il senso del ritmo]. Poi ci sono quelli che amano gli acquiloni - che in francese sono cervi volanti (cerf volants) analogia del chiasmo. La ricerca di una 'pagina' della storia parte comunque dall'oggetto del sapere. Flying kite e teoria degli insiemi fanno il resto. I giochi di parole, danno ai rebus il sapore enigmistico del colpo di fortuna o del colpo di scena: la verità, invece, è un duro lavoro di collocamento successivo del sé nella cultura e nella storia.
Non è il mio campo la letteratura artistica forse - ma ho fatto due esami perché mi piaceva - volevo fare l'ISIA di Roma, prima, molto prima, amavo il disegno architettonico - tutto credo per andare più lontano, o a Urbino, perché mi piaceva l'idea di disegnare qualcunque cosa, non so come sono scesa alla stazione di Bologna e mi ci sono fermata tre anni e mezzo - quattro più sei mesi quà e là e tantissime ore in treno - ne amo alcune cose ma l'unica cosa che ricordo mi abbia ferita era l'arto mancante della camera oscura in via Zanardi - ne è emerso il mio pensiero bromografico - onda quadra del rilievo - Wittgenstein si è dimenticato di mettere il francobollo, penso ora, della sua teoria, così della sua email la casella postale ha lasciato un timbro dissolto sul rango neutro della pagina. L'email cloisonné di antica memoria decorato con foglie d'ulivo forse, del Musée d'Orsay, sembra uno scrigno. Dell'impaginato ho l'immaginazione, la sensazione la curiosità, qualche graffiante à plomb mi costringe a guardarci dentro, ma è come vedere ad occhi chiusi; così, mi sento come una naufraga, con l'isola da ripulire dalla tempesta, se non che spero sempre che ci sia qualcuno che mi getti un salvagente in un mare blu inchiostro decisamente profondo, dai lembi scocciati - certo qualche piccola opera grata all'esistente forse ne nascera, dalle suture delle coste o dalle striature offese, slise imbronciate slavature. Quando si parla di arte e del modo di approcciarsi, Calvino resta un fantasista notevole: lui al centro di una cosmologia, in cui affonda con tutto il peso, una specie intera di dinosauri che sembrano accorgersi di non essere soli - per idealizzare la sua figura non ci sono mezzi disponibili che quelli del quotidiano approccio alle cose, il design, l'industria, l'auto, basta guardare fuori dalla finestra e in alto; una sorta di diarizzazione etnometodosemiotica del rapporto tra la cultura e la società preindustriale si raccorda al suo Cavaliere inesistente - il mito del sestante-misura di un'attesa prima che finisca il film Neorealista, o asciutta analogia di un orologio celeste sidereo in una stazione di Hitchcock.

     Di Bologna amo il vigile senso del 'tempo', e non è strano che si provi commozione per chi se ne cura - il desiderio di rileggere le cose perché qualcosa sta andando perso - il gotico fiorito cullato tra marmorizzazioni bianchissime (memoria sociale dei minatori di Carrara) e mattoncini rossi refrattari che diventano 'roccia' della storia e limine contro i barbari - corridoi dove puoi andare con i rollerblade, vestito da timido pagliaccio che fa il giornalista, la domenica incontrando qualcuno per fare due chiacchere e leggere il giornale - il sorriso della gente sui tram che sa di adozione - qualcuno che è sempre disposto a mostrare e trasmettere la storia con un gusto profondissimo e legato all'Inghilterra dalle vie di Pellegrinaggio - diritte al cuore della parte antica della città, i suoi musei scientifici prima laboratori dei dottori dell'università e dei pellegrini... vie che risentono di un'antichità inconfondibile sembrano epidermidi specchianti...Ma può darsi che mi sbagli: schizzi, grafi esistenziali, sembrerebbe la fotocopia di K. Klark che leggevo piccolissima a spugna, o il dentino di un personaggio mordicchiante che ha solo la patina in una illustrazione d'infanzia - oltre a studiare e vedere le cose degli altri, mi piacerebbe disegnare disegnare e scribacchiare poesie, sotto ombrelloni volanti, tutto il tempo (preferisco i disegni a penna di Morlotti, ai suoi quadri - quel rischio di slavature improvvise...) e non so come faccia Holderlin ad essere a fianco di un suo quadro; almeno per tre settimane all'anno, aspettando qualche doccia fresca dall'Atlantico, a Santa Maria di Leuca, qualcuno da infastidire con le bolle per poi coltivare lo strano interesse per la costa come forma di magmatica astrazione.


     Basta a colmare il mio senso inquieto di abbandono - come se orfane fossero le pieghe delle pagine... nelle canzoni dei neri e dei bianchi smarriti e solo così possiamo suonare delle canzoni che siano jazz e popular music a sfondo italoidiografico. Io che mi sento figlia dei templi di Paestum, delle grotte azzurre, delle stalattiti... e già da piccolissima cavalcavo le onde con la deriva della barca a vela di mio padre... surfing semiotics.


Ma ecco, proprio in questi giorni ho pensato che farò una mostra iasv, se, entro il 2016 - frammenti di risacche: resti, avanzi, riporti, scarti che arrivano sulla spiaggia, inaspettati - a Tolstoj e a Calvino - per una semiotica plastica della ripresa. Logicamente non si tratta di questo, ma di tutto quello che non ti aspetti venga impresso - una piccola cosmologia sistemica - pezzi indefiniti di noi, stelle senza nome che aspettano, nuove nuove che ricordano taxi driver...e molto altro, su quelle increspature una foto in costume da bagno a punti bianchi o rossi, sulla deriva nel più bel mare della Campania, o l'idea che una tuta a tacche bianche e blu possa sembrare più egiptian nel tuffo più che nella camminata, in gita alla Grotta Azzurra. Non suona diverso, inconsueto, stranamente italiano? Qui, per i fatti miei, ma solo nell'idea spero, farò un viaggio di ritorno, con la rete piena di frammenti...pensando a come italo Calvino vedeva l'Italia da fuori. Ma non so se ci riesco, qualche cosa, qualche foto l'ho vista, io ho visto solo lo studio alla Garzanti, avevo 16 anni, conoscevo la Marcella Bassi. Ma di voi non so niente, prima o poi qualche cosa però, mi intrufolo e raccolgo, o ci mando una nota spia...l'unico mito del '900 è la fotografia neonatale, l'autocarrozzina - a quattro ruote, la spiaggia adattata ad uso pediatrico, lo zucchero a velo. Poi il contrasto della guerra, il fascismo teologico, il divismo delle bufere della Russia tradotto in aloni di fumo di Greta Garbo - l'astrazione da tutto - il colore. Il manuale della conchiglia...Vi immaginereste un ritorno all'antinominalismo alimentare? quello in cui non 'è nemmeno un gradiente che vi dice cosa e quanto vi sia dentro nelle confezioni per bambini, adulti, sportivi etc.?


Ciao
una vita in t-pee
21.o6.1o