martedì 20 aprile 2010

IASV - Venezia 2010

Associazione Internazionale di Semiotica Visiva

Il tema che ho supportato quest'anno è sul volto della città - Rovereto
Cartografia vista in modo non specificatamente euclideo, per regimi di profondità e inclinazione a percorrerne le soglie, come tenendo in mano le carte, visitandole in Biblioteca, la Civica Tartarotti, e rappresentazioni letterarie che spingono alla ricerca di un modello del segno: tra Aristotele che ne anima il volto e Woellflin, si inserisce uno sguardo sulla traduzione semisimbolica, intersemiotica dell'indagine sulle mappe, in guisa di scorcio sul sensibile. Il modello della cartografia, notoriamente preso in considerazione da registi cinematografici come Wim Wenders, Lisbon Story, ricalca il genere: tra pittoresco e linearismo, tra Rinascimento e Barocco, la sottile demarcazione di una vista che restituisce un percorso in profondità. Restano ancora quelle soglie letterarie che ne hanno disassopito il concetto, fenomenologiche di un Peter Handke dove scrittura e discorso fenomenologico si situano nell'allestimento alle prese con un soggetto complesso e corale, di scrittura. Nella mia ricerca, la griglia del pittore viene colta, come un suggerimento, un metodo di ricerca: è l'opera, quindi a dare struttura a quello sguardo. Un esempio eclatante è l'intera opera dello Hayez: non solo illustrazione storicistica, ma indagine di un modo di guardare, uno scorcio che investe sulla compenente poetica dell'estetica e non più sulla frontalità greve del vissuto, restituisce una sua propria morfologia - una teoria di forme. Con il supporto dell'Associazione Culturale d'Arte R.A.M. (ricerca arte media) ho costituito un percorso che tra influenze e riflessioni si svolge come un pensiero estetico sul fenomeno artistico. Stefano Cagol, presidente dell'associazione, conosciuto in ambito internazionale, ne indaga alcune forme, sia con il video che con la fotografia in luoghi e destinazioni modulabili da effetti di presenza: segni di un trascorrere dell'arte in termini nuovi - ora informatizzati, ora connessi all'esperienza del video e della fotografia. Il rapporto narrativo di testo e immagine restituisce il senso di un pensiero estetico.
In ultimo non so se appartengo al gruppo di coloro che non sono strutturati o a quello degli strutturati - certo ho svolto una tesi di ricerca con la laurea, ma la ricerca estetica pone anch'essa, come detto sopra, domande e forme che provengono dall'opera, dal contesto storico culturale, sempre più spesso, per lo storico dell'arte evolutivo, da riscoprire: una partenopea di icone come storia riflessa, tra architettura e immagine. Dal 1998 quando è nata la RAM abbiamo pensato che ricerca semiotica e artistica potessero trovare dei punti di incontro. Pur con la necessaria indipendenza che ci ha distinti, con le vicende personali che ci hanno mosso in varie direzioni, con il gusto di appoggiare le ricerche ad un fare concreto, si è scelto di lavorare anche per manifestare una sorta di eccellenza talvolta minuta, da piccola storia, ma anche di operare su forme internazionali della circolazione valoriale dell'opera. Nel mio caso l'insegnamento, la riflessione e la lettura, oltre che il desiderio di dare un senso al lavoro di ricerca che lo studio implica nell'insegnamento, come rinnovamento continuo, è stato e spero sarà sempre il luogo, pubblico, di respiro nazionale e internazionale nel confronto con opere e autori. La restituzione quindi ad una soglia di ricerca, se vogliamo ascendente oltre che discendente, tramite la dimostrazione, la facilitazione, la semplificazione, propone uno sguardo che riporta nettamente la retorica del visivo, tema del convegno, nel cuore della civilizzazione e delle sue forme di traduzione.
Un ringraziamento vivissimo alla mia famiglia intera, che mi ha visto alle prese con la semiotica, talvolta sulla semiotica descrittiva con una certa intensità e sull'opera, in questi anni e a tutti gli amici che ricordo sempre con affetto delle Associazioni frequentate, di cui sopra.
Curiosità scopro di non essere l'unica ad aver avuto una numerologia del nome speculare...infinite geometrie!


> Incunaboli a memoria | tra sperimentazione e dialogo dedicato a Jacques Fontanille con affetto e simpatia
Questa curiosa sintesi, nasce da uno sviluppo coreografico: dopo diversi esercizi di movimento a ghestalt nello spazio gli attori, facevano degli stop a tempo su forme a spirale prima centrifughe e poi concentriche, si scopre ad un certo punto che in un caso tutti gli attori si sono fermati sulla diagonale dello spazio complessivo. L'esperimento è stato ripetuto con un altro gruppo di attori ed è successa la stessa cosa: ho pensato che questa forma spaziosa fosse qualcosa di connaturato nel movimento. La prof. di danza Tullia Pedrotti, ha ammesso che la muscolatura è composta di fasci spiraliformi, a torsione e che per tanto, come nel Feldenkreist, il movimento spazoso sarebbe sempre un movimento che si caraterizza in evoluzioni. Abbiamo notato, tra le altre cose, che non tutti riuscirebbero a compiere un passo dietro l'altro una forma centripeta spiraliforme, ma che avvolti in un gruppo, uno a contatto con l'altro, tutti sono capaci di "ascolto reciproco" e di movimenti che autorizzano a percepire una coesione interna appunto avvolgente.


Tra coreografia di studio (La spirale di Italo Calvino) e una dedica  volta all'esplorazione e allo sguardo prossemico sulla letterarietà della semiotica visiva: il campo semiotico della pagina.