lunedì 29 marzo 2010

in traduzione

Sono in traduzione sia il saggio su Italo Calvino che quello su Jean Louis David - con ritiro dal pubblico dominio per necessità di revisione dei saggi e condivisione sul piano linguistico, saggistico.

Chiunque volesse comunque averne copia, sarebbe pregato di scrivere alla redazione. Una copia ridotta, potrebbe essere pubblicata a breve, dopo le vacanze di Pasqua, per saggio su aspetti didattici di ricerca.
Grazie

lunedì 15 marzo 2010

Il loricato di Augusto: un poema visivo degno della biografia

L'opera, il Loricato di Augusto di Prima Porta, venne trovato della villa di Livia sua sposa. Era una copia di un bronzo, probabilmente rifuso. Date alcune analogie con l'Ara Pacis si potrebbe pensare che parteciparono alla configurazione del progetto dell'Ara, che riprende il motivo del giardino del paradiso, il saggio sulle vestali partenopee e quindi i fregi marmorei tipici del Castel Sant'Angelo. La base dell'interpretazione dell'opera d'arte romana è l'auspicio, la dedica al figliol prodigo, l'eroe Augusto che restituisce la torcia divina agli dei (centro della figurazione, sull'addome e, nella mano destra levata, con il cavo dello stelo, come se avesse appunto impugnato la torcia per illuminare dall'alto (poteva per esempio esser collocata inizialmente proprio sull'arco di Costantino) - a mio avviso il monito di prepararsi a combattere di wiki stona con la progettazione dell'Ara Pacis e quindi andrebbe detto che le analogie poetica della corazza, inoltre, presumibilmente dorata, simboleggiasse il ritorno dal viaggio di "crescita" e di "conquista", confronti necessari per trionfare sul Senato, che forse Augusto smentisce solo in parte; a destra, la figura seduta ricurva con il pugnale riposto con non chalance nel fodero, può implicare l'arte delle armi, il monito di non abusarne, la malinconia di casa nel guardare alle armi della poesia e della retorica della sua gioventù: più sotto, infatti, la lira (attenzione potrebbe anche essere una figura di una costellazione astronomica) esemplifica la poesia, l'arte retorica, la musa della danza e del canto; dall'altra parte troviamo di nuovo una figura che intrepida sembra sortire dal lato nascosto (sottobraccio) dell'ascella, ma più sotto la meravigliosa figura femminile che rincorre una cerva potrebbe alludere alla famiglia Julia; al centro la cornucopia dell'abbondanza che assurge a emblema della gens romana simbolicamente figlia di Augusto.
Torniamo al centro dell'addome: le due figure non ricordano Romolo e Remo? a sinistra sul petto l'Aurora, guida l'Auriga con i cavalli sacri della cupidigia e dell'eroismo (Platone - qui si delinerebbe il raccordo simbolico con l'Iperuranio e la vicinanza con il tema della Repubblica è ormai certo) mossi dal vento e così trattenuti nella furia delle interperie.

L'auspicio, dunque, potrebbe iniziare con la figura protettiva di Giove o Saturno e quindi concludersi con l'altra doppia figura del Sole e della Luna sulla destra, benché a ben vedere ci sia uno scudo, simbolo della città. Insomma: Augusto protetto dal cielo ma protettivo su tutto ciò che si genera, per terra e per mare, di notte e di giorno, e, con l'auspicio dell'abbondanza, tenderà così a governare con il lume della torcia donatagli dagli dei: per altro a guardare bene la torcia si situa in un triangolo (Zeus-Giove - qui è l'informale - l'astrazione simbolica dello scultore) all'incrocio dei pettorali. Sulle spalle due leoncini alati che potrebbero essere simbolo della cura della progenie. I piedi, scalzi, intonsi, di Augusto, ricordano la terra, il rispetto dovuto a ciò che lo generò in vita, e che sottolinea la divinizzazione per umile approccio, il desiderio di pace, un putto alato che sollevato dall'acqua proprio da un delfino ricorda i viaggi per mare, la speranza, o un dato biografico, la paura della profondità e dell'ignoto, sconfitta grazie al gentile animale marino.

Votis - Sic: il verso e il recto dell'Arco di Costantino che rinnova l'effige di Augusto, d'altra parte ci mette in relazione con la gens romana acquisita con le insegne.

L'opera sembra sia stata "letta" solo da Bandinelli e la cosa sorprende: non c'è un manuale di storia dell'arte che lo riporti - la foto più bella è in bianco e nero pubblicata nel manuale di Carlo Argan, quella più grande in quello del Bona Castellotti, ma non si vede il lato sinistro tanto bene, con il cervo - che tutti sappiamo è analogia emblematica della famiglia, arcaicamente (parlo dell'epoca romana presente in Val camonica in varie articolazioni: disegni di architettura, muretti e probabile ma non impossibile dato romano, l'associazione "tetto della capanna-cervo" come emblema della salubrità e floridezza del bosco in cui viene situata la ricerca di un luogo per costruire la casa di una famiglia). Insomma se andando in archivio (da Anati) qualcuno si accorgesse che ci sono diverse scuole di pensiero su come si arrivi all'interpretazione troverebbe traccia di una tesi di 600 pagine di Tierry che lavora per la Bnf francese, e ha fatto una tesi sul diavoletto della valle - a me nemmeno tanto simpatico per via della sensazione di riduttività: a + b = c. Non riesco a vederci una struttura inferenziale, una logica che garantisca delle morfologie della retorica, dall'energeia fino all'abbozzo, dall'ekfrasis fino a forme di ordinata antinomia del contrasto pittorico, planare come da scuola panofskiana e per non parlare di quella di Segre, per la semiotica del testo e del discorso, non c'è nemmeno traccia di uno sviluppo chiastico interessante, che come tutti sappiamo è l'inizio di un procedimento di ricerca sul narrativo in cui il principio immanente costituito stia alla volontà dell'artista di sacralizzare il senso del luogo, e nemmeno quella prettamente pragmatica di un precedente costituzionale: quale dei due è effettivamente stato il primo, in grado di postulare una vividness, una vividezza della realtà considearata come saliente? Demistificazione ed evidenza: leggere non è mai facile.

Torniamo al Loricato - wiki è abbastanza rigorosa - finalmente - ma segue le tracce di Bandinelli - io invece mi sono divertita ad andare a naso secondo le regole camune e greimasiane.


] marzo 2010 
di tania letizia gobbett (c)