giovedì 2 ottobre 2008

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DIVISIONI Da ieri a Siena un congresso internazionale con 250 studiosi di una disciplina ormai spaccata in due filoni: " cognitivo " e " testuale "
NELLA SEMIOTICA VINCE IL BIPOLARISMO. MA UMBERTO ECO E' IL " GRANDE CENTRO "

Da ieri a Siena un congresso internazionale con 250 studiosi di una disciplina ormai spaccata in due filoni: "cognitivo" e "testuale" NELLA SEMIOTICA VINCE IL BIPOLARISMO. MA UMBERTO ECO E' IL "GRANDE CENTRO" Si e' aperto ieri a Siena, nei locali dell'antico ospedale di Santa Maria della Scala, il quinto congresso dell'Associazione internazionale di semiotica visiva. Il meeting raccoglie ben 250 studiosi di semiotica applicata all'immagine provenienti da tutto il mondo e durera' fino a domenica 28. Sono numerose anche le "guest star": ieri ha parlato Paolo Fabbri sul tema dell'intensita' nell'enunciazione per immagini, poi tocchera' al russo Boris A. Uspenskij, allo svizzero Jacques Geninasca, ai francesi Jacques Fontanille e Jean Marie Floch, alla canadese Fernande de Saint - Martin, al franco - siriano Manar Hammad, alla brasiliana Ana Claudia Oliveira, mentre si terminera' in gloria con Umberto Eco sabato. La riunione senese ha un tema: "Semiotica visiva e sensibilita". In parole povere, cio' significa che ci si chiede come la significazione si rapporti alla sensorialita' umana. Una volta, infatti, linguisti e semiologi risolvevano la questione separando l'aspetto fisico e materiale (il significante) dall'aspetto concettuale del segno (il significato). Quasi a dire che gli apparati sensoriali ricevono delle sensazioni strutturate che sono poi portatrici di senso, come se quest'ultimo fosse soltanto il loro livello cognitivo. Ma le cose non sembrano piu' cosi' semplici. La sensorialita' puo' determinare il contenuto, dando luogo a interpretazioni anche non cognitive, come l'esperienza estetica e quella emotiva. Ecco perche' si parla di "sensibilita", perche' questa parola contiene sia il riferimento ai sensi che quello ai sentimenti. Si tratta di una delle "rivoluzioni" della semiotica negli ultimi dieci anni. Infatti, mentre proseguiva la tradizione filosofica che considerava questa disciplina come una teoria della conoscenza, si e' avuto il risveglio di un'altra semiotica, di origine linguistica, che resta ancorata ai messaggi e ai testi. Si puo' anzi ormai parlare di due semiotiche, una cognitiva e una testuale. Che il risveglio di quest'ultima sia in corso, del resto, lo si vede da molti sintomi. Oltre all'associazione dei semiotici visivi, negli ultimi anni ne e' sorta un'altra, quella dei semiologi dello spazio. E sembra che nel prossimo autunno anche in Italia avremo una societa' italiana di semiotica testuale. La separazione e' dunque in atto. Da una parte staranno i semiotici che si considerano filosofi del linguaggio, e che dialogano con gli psicologi cognitivi e con i cultori dell'intelligenza artificiale. Dall'altra si collocheranno i semiotici che lavorano sui testi - stanchi ormai di essere definiti degli "applicativi" - e che cercheranno di interagire coi letterati, i musicisti, gli storici dell'arte, i linguisti, gli antropologi. Nel mezzo, amato e benvoluto da entrambe le parti, sta ancora Umberto Eco, che considera la disciplina ancora unica, e spiega le differenze con la metafora dell'ovvia specializzazione all'interno di un grande dipartimento che chiamiamo semiotica. Sara' interessante sentirlo sabato: le domande difficili, con tutta evidenza, non mancheranno. Omar Calabrese

Calabrese Omar


Pagina 33
(25 giugno 1998) - Corriere della Sera
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