mercoledì 2 giugno 2010

|neue|such|licht|keit| lumi nella stanza della scrittura

|    I solitari amano il diario ['il tempo' alla francese diceva Giac suonando il piano per spiegare il senso del ritmo]. Poi ci sono quelli che amano gli acquiloni - che in francese sono cervi volanti (cerf volants) analogia del chiasmo. La ricerca di una 'pagina' della storia parte comunque dall'oggetto del sapere. Flying kite e teoria degli insiemi fanno il resto. I giochi di parole, danno ai rebus il sapore enigmistico del colpo di fortuna o del colpo di scena: la verità, invece, è un duro lavoro di collocamento successivo del sé nella cultura e nella storia.
Non è il mio campo la letteratura artistica forse - ma ho fatto due esami perché mi piaceva - volevo fare l'ISIA di Roma, prima, molto prima, amavo il disegno architettonico - tutto credo per andare più lontano, o a Urbino, perché mi piaceva l'idea di disegnare qualcunque cosa, non so come sono scesa alla stazione di Bologna e mi ci sono fermata tre anni e mezzo - quattro più sei mesi quà e là e tantissime ore in treno - ne amo alcune cose ma l'unica cosa che ricordo mi abbia ferita era l'arto mancante della camera oscura in via Zanardi - ne è emerso il mio pensiero bromografico - onda quadra del rilievo - Wittgenstein si è dimenticato di mettere il francobollo, penso ora, della sua teoria, così della sua email la casella postale ha lasciato un timbro dissolto sul rango neutro della pagina. L'email cloisonné di antica memoria decorato con foglie d'ulivo forse, del Musée d'Orsay, sembra uno scrigno. Dell'impaginato ho l'immaginazione, la sensazione la curiosità, qualche graffiante à plomb mi costringe a guardarci dentro, ma è come vedere ad occhi chiusi; così, mi sento come una naufraga, con l'isola da ripulire dalla tempesta, se non che spero sempre che ci sia qualcuno che mi getti un salvagente in un mare blu inchiostro decisamente profondo, dai lembi scocciati - certo qualche piccola opera grata all'esistente forse ne nascera, dalle suture delle coste o dalle striature offese, slise imbronciate slavature. Quando si parla di arte e del modo di approcciarsi, Calvino resta un fantasista notevole: lui al centro di una cosmologia, in cui affonda con tutto il peso, una specie intera di dinosauri che sembrano accorgersi di non essere soli - per idealizzare la sua figura non ci sono mezzi disponibili che quelli del quotidiano approccio alle cose, il design, l'industria, l'auto, basta guardare fuori dalla finestra e in alto; una sorta di diarizzazione etnometodosemiotica del rapporto tra la cultura e la società preindustriale si raccorda al suo Cavaliere inesistente - il mito del sestante-misura di un'attesa prima che finisca il film Neorealista, o asciutta analogia di un orologio celeste sidereo in una stazione di Hitchcock.

     Di Bologna amo il vigile senso del 'tempo', e non è strano che si provi commozione per chi se ne cura - il desiderio di rileggere le cose perché qualcosa sta andando perso - il gotico fiorito cullato tra marmorizzazioni bianchissime (memoria sociale dei minatori di Carrara) e mattoncini rossi refrattari che diventano 'roccia' della storia e limine contro i barbari - corridoi dove puoi andare con i rollerblade, vestito da timido pagliaccio che fa il giornalista, la domenica incontrando qualcuno per fare due chiacchere e leggere il giornale - il sorriso della gente sui tram che sa di adozione - qualcuno che è sempre disposto a mostrare e trasmettere la storia con un gusto profondissimo e legato all'Inghilterra dalle vie di Pellegrinaggio - diritte al cuore della parte antica della città, i suoi musei scientifici prima laboratori dei dottori dell'università e dei pellegrini... vie che risentono di un'antichità inconfondibile sembrano epidermidi specchianti...Ma può darsi che mi sbagli: schizzi, grafi esistenziali, sembrerebbe la fotocopia di K. Klark che leggevo piccolissima a spugna, o il dentino di un personaggio mordicchiante che ha solo la patina in una illustrazione d'infanzia - oltre a studiare e vedere le cose degli altri, mi piacerebbe disegnare disegnare e scribacchiare poesie, sotto ombrelloni volanti, tutto il tempo (preferisco i disegni a penna di Morlotti, ai suoi quadri - quel rischio di slavature improvvise...) e non so come faccia Holderlin ad essere a fianco di un suo quadro; almeno per tre settimane all'anno, aspettando qualche doccia fresca dall'Atlantico, a Santa Maria di Leuca, qualcuno da infastidire con le bolle per poi coltivare lo strano interesse per la costa come forma di magmatica astrazione.


     Basta a colmare il mio senso inquieto di abbandono - come se orfane fossero le pieghe delle pagine... nelle canzoni dei neri e dei bianchi smarriti e solo così possiamo suonare delle canzoni che siano jazz e popular music a sfondo italoidiografico. Io che mi sento figlia dei templi di Paestum, delle grotte azzurre, delle stalattiti... e già da piccolissima cavalcavo le onde con la deriva della barca a vela di mio padre... surfing semiotics.


Ma ecco, proprio in questi giorni ho pensato che farò una mostra iasv, se, entro il 2016 - frammenti di risacche: resti, avanzi, riporti, scarti che arrivano sulla spiaggia, inaspettati - a Tolstoj e a Calvino - per una semiotica plastica della ripresa. Logicamente non si tratta di questo, ma di tutto quello che non ti aspetti venga impresso - una piccola cosmologia sistemica - pezzi indefiniti di noi, stelle senza nome che aspettano, nuove nuove che ricordano taxi driver...e molto altro, su quelle increspature una foto in costume da bagno a punti bianchi o rossi, sulla deriva nel più bel mare della Campania, o l'idea che una tuta a tacche bianche e blu possa sembrare più egiptian nel tuffo più che nella camminata, in gita alla Grotta Azzurra. Non suona diverso, inconsueto, stranamente italiano? Qui, per i fatti miei, ma solo nell'idea spero, farò un viaggio di ritorno, con la rete piena di frammenti...pensando a come italo Calvino vedeva l'Italia da fuori. Ma non so se ci riesco, qualche cosa, qualche foto l'ho vista, io ho visto solo lo studio alla Garzanti, avevo 16 anni, conoscevo la Marcella Bassi. Ma di voi non so niente, prima o poi qualche cosa però, mi intrufolo e raccolgo, o ci mando una nota spia...l'unico mito del '900 è la fotografia neonatale, l'autocarrozzina - a quattro ruote, la spiaggia adattata ad uso pediatrico, lo zucchero a velo. Poi il contrasto della guerra, il fascismo teologico, il divismo delle bufere della Russia tradotto in aloni di fumo di Greta Garbo - l'astrazione da tutto - il colore. Il manuale della conchiglia...Vi immaginereste un ritorno all'antinominalismo alimentare? quello in cui non 'è nemmeno un gradiente che vi dice cosa e quanto vi sia dentro nelle confezioni per bambini, adulti, sportivi etc.?


Ciao
una vita in t-pee
21.o6.1o

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