sabato 15 novembre 2008

jazz al MART di Rovereto

Il jazz è tutto: incisione psicogrammatica, sguardo sulla nuova città, pittogramma sonoro

Se si guarda con attenzione alcune cose davvero buffe vengono dalla BNF. Il suo umilissimo, ma grande, repertorio di storia delle voci ci riporta alle copertine delle riviste di musica Irrockutible: se non mancate di guardarvi quelle relative al Jazz e la filarmonica, vi accorgerete che questa musica suona sulla città, la vivifica e la rende vivida al suo interno, la dipinge e le restituisce un abito che conquista le pieghe del genio facendosi classica.

C'è di tutto, dalla grafica alla pittura che sa ancora di spartito sperimentale, dall'imposizione di un atteggiamento enfant prodige al culto letterario. E non è un caso che il jazz sia stato irresistibile per la prima street style: l'orchestra dell'uomo della strada, il linguaggio diretto e disinteressato della sperimentazione e il tip tap.

La pittura è calda, come il cinema e la poesia unisce il glamour di una certa mania del possibile con la sobrietà della prof. di lettere che cerca di attualizzare gli strumenti per leggere la letteratura del dopoguerra. Non poteva non nascere in USA dove si cercavano i colori nuovi dell'esistenzialismo. La motivazione forse è più quella della parole sartriana che dello straniero alla Camus - che il jazz dica "si-si", non so, certo dice "bi-bop"!

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